La 1991 Rugby World Cup fu ospitata dall'Inghilterra con incontri anche negli altri 4 paesi del Torneo delle 5 Nazioni. Come per l'edizione inaugurale del 1987, essa fu dominata dalle nazioni membri dell'International Rugby Football Board (IRFB) (il Sud Africa era escluso per i motivi legati all'Apartheid). Ben sei delle sette squadre citate giunsero ai quarti, con l'esclusione del Galles, eliminato dalle Samoa.
L'ultima squadra qualificata per gli ottavi fu il Canada che eliminò Romania e Figi.
Nei quarti Scozia e Nuova Zelanda ebbero vita facile con Samoa e Canada, mentre l'Inghilterra, guidata da Rob Andrew, superava a Parigi la Francia. Emozionante il finale dell'ultimo quarto a Dublino tra Australia ed Irlanda, con "sorpasso" irlandese a due minuti dalla fine (meta) e controsorpasso australiano nel recupero ad opera di Tim Horan.
Nelle semifinali, l'Australia riuscì a superare i campioni uscenti della Nuova Zelanda (16-6) grazie ad un eccezionale primo tempo e alle magie di David Campese. Nell'altra semifinale, a Edimburgo, l'Inghilterra superò la Scozia in una partita decisa dai calci (9-6) e da un clamoroso errore su punizione dello scozzese Gavin Hasting.
Uno stadio di Twickenham stracolmo vide l'Australia trionfare 12-6 sull'Inghilterra che aveva cercato di abbandonare il gioco chiuso e basato sugli avanti, per un gioco alla mano.
Prosegue l'avventura azzurra nel torneo continentale. Gli azzurri conquistano due vittorie storiche: il primo successo (21-18) in Romania dal 1953 e primo in assoluto in Unione Sovietica (21-3). Con la Francia arriva una sconfitta per 15-9.
Indipendente da poco più di un anno, la Namibia è diventata in questi anni meta di molte squadre. Gli azzurri vi si recano per un tour preparatorio ai mondiali. Un tour che sarà pessimo per i risultati (due sconfitte nei test ufficiali per 7-17 e 19-33, ma anche l'Irlanda subirà due sconfitte), ma cementerà la squadra.
Un mondiale con risultati alterni per gli azzurri e scintille con il mondo rugbystico inglese che non tiene in considerazione gli azzurri. Dapprima la vittoria con gli Stati Uniti (30-9) viene sottovalutata dal mondo anglosassone. Gli azzurri si lamentano del terreno di gioco e questo scalda la vigilia in vista dell'incontro con gli Inglesi, che cercano con le polemiche di coprire il risultato alla loro sconfitta con gli All Blacks. Gli azzurri subiscono una pesante sconfitta (6-36) e una umiliazione morale, accusati di gioco sporco e di non conoscere il regolamento. Ma l'ultimo incontro salva la spedizione. Contro una Nuova Zelanda supponente gli azzurri segnano due mete, perdono di misura (21-31) e vengono addirittura penalizzati dall'arbitraggio. È un riscatto agli occhi del mondo: il primo passo verso una maggiore considerazione che porterà gli azzurri 9 anni dopo a disputare il Sei Nazioni.